giovedì 5 luglio 2012

La Grande Marylin

                                   un lavoro di
                   Conti Dora N° Matricola 1156396
             Scienze umanistiche arti e scienze dello spettacolo




Marilyn Monroe nasce il 1 giugno 1926 a Los Angeles come Norma Jeane Baker Mortenson.
La madre di Norma è una donna affetta da gravi disturbi mentali, che lacostringono a frequenti ricoveri in un ospedale psichiatrico. Impossibilitata a tenere la bambina, decide di affidarla ad una famiglia adottiva. Norma, da questo momento, verrà accolta da più famiglie e all'età di 9 anni entrerà in orfanotrofio. Fu affidata a ben dodici famiglie diverse subendo abusi sessuali. In questa situazione di isolamento affettivo, Norma cerca un punto di appoggio sicuro, una certezza e una guida, desiderio che la porta a sposarsi a soli sedici anni con James Dougherty; in lui cerca di costruire la famiglia che non aveva mai veramente avuto, il marito diventa per lei padre,fratello e marito. Tale legame,però, essendo prematuro è destinato a finire dopo soli tre anni. Dopo la fine del  matrimonio cambia il suo nome in Marilyn come il  nome della nonna e Monroe come il cognome della madre.Intanto Marilyn aveva trovato lavoro presso una fabbrica di paracaduti, qui viene notata dal fotografo David Conover  che la convince a intraprendere la carriera di modella.Più tardi grazie al fotografo Andrè De Denes, a cui dobbiamo la chioma biondo platino di Marilyn , realizza il primo book fotografico per l’agenzia Blue Book. Da questo momento conquista la copertina delle riviste più famose dell’epoca, ed è così che viene notata dalla 20th Century Fox, che la mette subito sotto contratto e le apre le porte di Hollywood.Questo cambiamento radicale, nel giro di qualche anno, la porterà a diventare la diva per eccellenza, colei che, come nessuna, saprà incarnare dolcezza,sensualità e femminilità. Gli anni successivi però non sono meno tristi dei precedenti, sua madre è sempre in un ospedale psichiatrico, lei fatica a “sfondare”, ottenendo nei film solo piccoli ruoli di comparsa.Solo nel 1950, con il thriller di John Huston "Asphalt Jungle", ottenne una parte più significativa, poi, nello stesso anno, con una vera performace in "All about Eve", conquisterà la notorietà. Nel 1953 con "Niagara" di Henry Hathaway, ottiene il suo primo, grosso successo mondiale. Nel 1954 Marilyn si avventura in un secondo matrimonio con il  famoso giocatore di baseball, Joe DiMaggio. Appena nove mesi bastarono per chiedere un ennesimo divorzio, giustificato con una semplice quanto banale “incompatibilità di carriere”. Il divorzio le lasciò dentro un grandevuoto affettivo, che le fa avvertire, ancora di più, la sua incapacità di amare e di essere amata, e un profondo senso di solitudine. Stati d'animo destinati ad approfondirsi col passare degli anni. In questo periodo, Marilyn decide di abbandonare la sua immagine di "bella senz'anima" per dedicarsi seriamente allo studio e diventare una vera attrice. Forse per dimenticare i suoi travagli interiori, forse per sfidare la Fox, sicuramente per inseguire il sogno di diventare una vera attrice. Così si trasferisce a New York per studiare all'Actor's Studio, la scuola di recitazione più famosa del paese, sotto la guida di Lee Strasberg il maestro che cercava di trasformare le sue emozioni in recitazione, e questo è un impegno che sembra giovarle sul piano emotivo e caratteriale.Nello stesso anno, lanciò la Marilyn Monroe Productions con l’amico e fotografo Milton Greene e produsse "Bus stop" nel 1956 di Joshua Logan, dove troviamo Marilyn nel ruolo di un'affascinante cantante di saloon, di cui si innamora un rude cowboy sceso in città per un rodeo ,e, a fianco di Lawrence Olivier "The prince and the Showgirl" nel 1957 , due films che confermarono il suo talento di attrice. E’ frequentando l’actor’s studio che Marilyn conoscerà il suo terzo marito, lo scrittore Arthur Miller.  Marilyn ha l'illusione di aver finalmente trovato l'uomo della sua vita,sentirsi ammirata e desiderata da un uomo di cultura, come Miller, la inorgoglisce e le procura un grande senso di sicurezza, perchè vede, finalmente riconosciuto il suo essere e non il suo apparire,ciò che aveva sempre desiderato e per cui aveva tanto lottato: il suo talento. Il matrimonio sembrava felice,ma il confronto con il mondo intellettuale del marito fu per Marilyn,che era poco acculturata e abituata a ben altri agi, davvero deleterio.Vanno creandosi così le prime crepe di un sogno d’infanzia seguite da una gravidanza interrotta, dalla sempre più instabile psicologia dell’attrice e da una sbandata per l’attore francese Yves Montand conosciuto sul set di un film. Il divorzio non si lascia attendere a lungo, giungendo infatti solo 5 anni dopo. La fama di Marilyn continuò a crescere a livello mondiale e, nel 1962, ricevette il Golden Globe categoria "World Film Favorite". In questo periodo, ha inizio la sua relazione segreta con il Presidente John Kennedy e in seguito con il fratello, Robert Kennedy. Entrambi i fratelli troncarono la relazione gettandola in uno stato di profonda depressione, poiché il rapporto illegittimo nuoceva notevolmente alle loro carriere politiche.Ma Marilyn non voleva rassegnarsi a perdere Bob e cercò di ricattarlo minacciando di rivelare alla stampa la loro relazione.Le delusioni gettano Marilyn in uno stato di profonda depressione psichica, che nemmeno le vere o presunte relazioni amorose alle quali si abbandona riescono a lenire. Stufa di essere considerata una dea, desiderava essere trattata semplicemente come una donna bisognosa di affetto.La conseguenza di questo tormentato stato psichico è che si rifugia nell'alcool e nei barbiturici. In breve, la situazione si aggrava e Marilyn entra ed esce dalle cliniche. Nonostante l'amore del pubblico, la sua cronica insicurezza di attrice e la consapevolezza del suo fallimento umano, la portano a far uso, sempre più frequentemente, sempre più intensamente, di una miscela micidiale di tranquillanti e di alcool, che la inducono a non avere più coscienza di sè e del suo lavoro. La sua ultima interpretazione fu “The Misfits” di J. Houston nel 1961, da un soggetto del suo ex marito Arthur Miller.Nel 1962 viene licenziata dal set del del film "SOMETHING'S GOT TO GIVE", perchè non riusciva più a ricordare le battute e arrivava puntualmente in ritardo alle riprese.E’ Joe Di Maggio, al quale ultimamente si era riavvicinata, che la aiuta a superare il trauma del licenziamento. Successivamente iniziò a frequentare Frank Sinatra, Peter Lawford che gli presentò J. Kennedy, Marlon Brando e tanti altri. Mille amori che invece di aprirle nuove prospettive usarono il suo corpo come una bambola in vetrina, senza mai darle quello che da lei ricevevano, senza mai capire. Lei considerata bella e mai troppo intelligente, lei sempre troppo fragile, non riuscirà mai a gestire questa situazione, ma la tormenterà dentro per tutta la sua esistenza, forse per il continuo suo desiderio di emancipare se stessa e la donna sfruttando il successo che si sentiva capace di ottenere. Questa sarà la grande illusione della sua vita. Per farlo finirà per asservirsi al potere degli uomini.La superficialità la uccide e se non la uccide la lacera dentro.Marilyn era condannata ad essere quello che appariva, quello che il pubblico desiderava, ma non fu mai quello che lei desiderava per se stessa, anzi lo fu a sprazzi, ma non riuscì mai a seguire costantemente quello che sentiva nel suo cuore. Il suo dramma, la sua vita: amare per essere amata. Illudendosi attraverso il suo successo e la sua sessualità di affermare se stessa ma in realtà solo usata. Di lei oggi resta l'immagine di una diva infelice, che nonostante la fama e la bellezza, non ha saputo conquistare, la cosa che le premeva di più, cioè l'amore di chi le stava accantoMarilyn Monroe è ancora oggi un mito, il ricordo di un volto e di un corpo, di un sorriso solare.Fu la personificazione del fascino di Hollywood per eccellenza. Con la sua incantevole bellezza,Marilyn fu molto di più di un sex symbol degli anni 50,la sua apparente e vulnerabile innocenza coniugata ad un innata sensualità hanno reso la sua immagine immortale. Lei aveva vinto molte delle avversità della vita e finì poi per farsi travolgere da altre, perché in fondo il successo non era riuscito a cancellare i drammi vissuti, le delusioni, la sua fragilità. Aspirava ad una normalità che non poteva avere e “la gloria per lei era solo una felicità passeggera”.La sua vita fu una dimostrazione delle sue lotte personali così come del suo spirito. Una donna che riuscì a cambiare non solo la propria vita, ma l'immaginario erotico collettivo del mondo intero, diventando una delle dive più amate di tutti i tempi . Morì suicida, alcolizzata e al culmine della carriera, a soli 36 anni il 4 agosto 1962, in un villino isolato e in dinamiche misteriose. Le cause della sua morte non sono mai state del tutto chiarite: ufficialmente si trattò di un'overdose di barbiturici, ma c'è chi sostiene essersi trattato di suicidio o, addirittura di omicidio. Un alone di mistero intorno alla sua morte rimarrà per sempre.Ad ogni modo il mondo rimase sconvolto dalla fine prematura e tragica di questa donna bellissima e, ancora oggi, una parte di lei continua a sopravvivere nell'immagine  e oltre la sua immagine di leggendaria diva di Hollywood. Detto ciò terrei a ricordare una delle più belle frasi dette da Marilyn che ogni persona desiderosa di successo dovrebbe portare dentro di sé in ogni momento della sua vita:Una carriera è una cosa bellissima, ma non ti ci puoi coprire in una notte fredda…”

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